Questo post “zero” vuole inaugurare il Blog, partendo da un breve riassunto degli ultimi mesi. Mesi densi, di profondo cambiamento. Lavoravo come logopedista, dipendente pubblica dal 2018, con un contratto indeterminato e un lavoro nell’ambito dell’età evolutiva che mi piaceva. Qualcuno penserà che sia stata pazza, qualcun altro che abbia fatto bene: di certo mi è servita una buona dose di coraggio per licenziarmi e trasferirmi in California!

La decisione di partire con mio marito non è stata scontata per diverse ragioni, tra cui il fatto che ricominciare da capo per me non sarebbe stato facile. Soprattutto con la mia laurea in logopedia, non così spendibile all’estero. Ma occasioni come questa non capito a tutti: ho cercato di mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro, mi sono chiesta se mi sentissi “arrivata” nella mia posizione lavorativa che mi avrebbe accompagnata fino alla pensione, o se fossi disposta a provare qualcosa di diverso. Alla fine la voglia di mettersi in gioco, unita al desiderio di voler vivere questa esperienza insieme, hanno vinto.

Ma oltre alla decisione difficile, a causa del Covid-19 e dei visti, il pre-trasferimento è stato lento e frustrante: tra una cosa e l’altra la nostra partenza è stata posticipata di circa 2 anni! Tuttavia, per quanto si possa pensare di essere preparati mentalmente ad un cambiamento del genere, non si è mai abbastanza pronti allo shock culturale che si prova a trasferirsi in un Paese così lontano e differente.

Non credo scorderò mai la sensazione di essere considerato “straniero” quando entri in banca e vieni squadrato dall’alto in basso, la difficoltà di comunicare fluentemente, il non capire tutte le parole che ti vengono rivolte (nonostante un buon livello di inglese), vedere la propria carta italiana rigettata e non sapere come pagare, avere un visto che ti bolla come “non-resident ALIEN” (non solo non sei residente, ma quasi vieni da un altro pianeta!).. E sia chiaro, gli americani AMANO l’Italia e gli italiani! Non ho ancora incontrato un americano che non sia stato in Italia almeno una volta o che non sogni di visitare l’Italia!

Come si può immaginare, abbiamo dedicato questi primi mesi di adattamento “emotivo e mentale” (tuttora in corso!), a tantissimi aspetti “burocratici” come cercare un appartamento, aprire un conto in banca, farsi numero di telefono e patente americani (..), ma anche ad aspetti pratici e “scontati” come abituarsi a dormire senza balconi o persiane (!), o trovare un semplice bagnoschiuma in un supermercato.

Voglio però concentrarmi sulla parte lavorativa, che forse rende più caratteristica la mia esperienza. Come mi sto quindi reinventando con una laurea Triennale in Logopedia e una laurea Magistrale in Linguistica (entrambe conseguite in Italia)?

  1. In primo luogo, essendo sempre stata interessata alla ricerca, già prima di partire mi sono informata e messa in contatto con UCLA (University of California, Los Angeles), trovando un laboratorio nel Dipartimento di Linguistica che si occupa di studiare l’acquisizione del linguaggio: mi sono imbattuta nello SPOG (Speech and Cognitive Development) Lab. Sono riuscita ad inserirmi prima come volontaria, e dopo alcuni mesi venire assunta a tutti gli effetti come come “Research Associate”. In questo laboratorio studiamo l‘acquisizione del linguaggio in bambini con perdita uditiva, che indossano Impianto Cocleare o altri apparecchi acustici, e in bambini monolingui e multilingui a sviluppo tipico. Essendo il laboratorio nato proprio quando sono arrivata, ne ho visto (e sto vedendo tuttora) la progressiva costituzione, e ritengo questa esperienza inestimabile! Inoltre, sto conoscendo tante persone coinvolte nella ricerca, tra cui “clinical and research Speech-Language Pathologists” (logopedisti che lavorano nella clinica e anche nella ricerca).

  2. Mi sono poi informata nel dettaglio su cosa sia richiesto per ottenere l’equivalenza dei titoli in logopedia come “licensed Speech-Language Pathologist”. Questo argomento verrà trattato in uno dei prossimi post, ma anticipo solo che il processo è piuttosto lungo e complesso!

  3. Tuttavia, non mi sono sentita di lasciare la mia esperienza di logopedista che si occupa di famiglie che parlano italiano, quindi mi sono informata per capire se fosse possibile lavorare come libero professionista da remoto… E con piacere ho scoperto che è tutto fattibile! Uno degli aspetti positivi dell’America è che aprire una propria attività libero professionale non richiede quasi alcuna burocrazia e non necessita di investimenti importanti, lasciando la libertà di provare questa esperienza in relativa serenità. Così ho potuto aprire un sito e canali social dedicati, per offrire consulenze e percorsi online, e corsi off-line.

Dunque eccoci alla fine di questo breve riassunto! In questo Blog vorrei portare le differenze ed esperienze da me vissute tra Italia e America riguardo il mondo della logopedia, della ricerca linguistica, e dell’ambiente lavorativo in questi ambiti.

Ti aspetto al prossimo post!

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Logopedia in USA: come ottenere il riconoscimento dei titoli in America